domenica 23 settembre 2012

l'ENNESIMO PREMIO...

 
  

Alla presenza di numerose personalità del mondo politico e culturale ha avuto luogo, nel pomeriggio di Sabato 22 settembre 2012, presso l’Auditorium del Liceo Scientifico “R. Mattioni” di Vasto (Ch), la premiazione della XXVII^ Edizione del Premio Nazionale Histonium di poesia, narrativa e saggistica.







 
 Anche quest'anno la poetessa marchigiana Loretta Stefoni ha avuto l'onore di essere premiata: a lei è andato il Premio del Presidente di Giuria per la sezione B, Prof. Carlo Petracca, con la silloge inedita intitolata "Io... rondine e delfino".

GIUDIZIO CRITICO
 
 
"Una ricchezza d'immagini percorre tutta la silloge. Attraverso di essa la poetessa marchigiana con registri e toni diversificati, ma sempre vibranti, delinea il suo percorso che si snoda, un po' come rondine, un po' come delfino, tracciando "rotte per viaggi/ prima d'aria e poi di acqua, / sempre più assetata di nuvole e di onde". Il messaggio che emerge dai versi, è aperto alla speranza. Infatti, nonostante i giorni siano spesso segnati da "polvere e fiato corto", la Stefoni continua ad affrontare con coraggio i sentieri impervi, decisa a trovare la luce anche nell'oscurità più buia e l'aiuto di una mano che la lanci in aria "per assaggiare il cielo".
 
Prof. Luigi Alfiero Medea 





 
La manifestazione culturale ha visto la presenza di concorrenti non solo dell’Abruzzo e del vicino Molise, ma anche dalle altre Regioni italiane: dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Sardegna, dalla Puglia, dall’Umbria, dalla Valle d’Aosta, dal Trentino Alto Adige, dalla Liguria, dalla Basilicata, dal Piemonte, dalla Toscana, dalla Campania, dal Veneto, dalle Marche, dalla Lombardia, dal Lazio e dall’Emilia-Romagna. E’ prevista anche la venuta di una poetessa dalla Svizzera.

Anche per questa edizione il lavoro di selezione delle sette Giurie (ben 28 membri) è stato impegnativo. Tante le opere pervenute, alla data di scadenza del 30 aprile 2012: 508 poesie inedite; 3,085 poesie editi, raccolte in 62 volumi pubblicati da varie Case Editrici Italiane, in particolare da Albatros di Roma e da Tracce di Pescara; 27 racconti inediti; 43 opere in poesia e in prosa sul tema sociale de “La violenza contro le donne”; 253 racconti, 7 saggi, 36 romanzi e un diario, raccolti in 60 volumi editi; 32 opere in poesia e in prosa sul tema “Le bellezze paesaggistiche del nostro Paese”.
Le Giurie sono state presiedute dalla prof.ssa Norma Malacrida, poetessa e critico letterario di Termoli (Sez. A);
dal prof. Carlo Petracca, già Direttore dell'Ufficio Scol. Regione d'Abruzzo (Sez B); dal dott. Luigi Boccilli di Roma scrittore e già docente alla “Sapienza” (Sez C); dal prof. Gaetano Viccione, Psicologo e Direttore Dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Chieti-Vasto (Sez. D); dalla prof.ssa Anna Ventura, critico letterario de L’Aquila (Sez. E – libro edito di poesia); dalla prof.ssa Gabriella Izzi Benedetti, scrittrice e critico letterario di Firenze (sez. E – libro edito di narrativa e saggistica); Cav. Giuseppe Catania, giornalista e Presidente dell’Assostampa di Vasto (Sez. F).

mercoledì 5 settembre 2012

Ancora un piccolo assaggio di metrica

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Secondo la metrica italiana, l'endecasillabo è il verso nel quale l'accento principale si trova sulla decima sillaba metrica.

Tra i versi della poesia italiana, è quello in cui le sedi degli accenti sono più varie. Tuttavia di norma gli endecasillabi presentano un accento fisso o sulla quarta o sulla sesta sede. Per questa sua duttilità l'endecasillabo è stato a lungo il verso prediletto dei poeti italiani, nonché il più utilizzato. È il metro principale della poesia italiana e si trova in tutte le formazioni più importanti, come la ballata, la canzone, il sonetto, l'ottava.


Contrariamente a quanto si potrebbe dedurre dal nome, è bene chiarire subito che la nota distintiva dell'endecasillabo non è il numero effettivo di sillabe, bensì il fatto che in tutti i casi l'accento dell'ultima parola del verso cada sempre sulla decima sillaba.
È errore comune dunque pensare che tutti gli endecasillabi debbano avere sempre e comunque undici sillabe. Ciò, se pure nella maggior parte dei casi è vero, non costituisce una regola. L'avere undici sillabe non è altro che la diretta conseguenza del fatto che la lingua italiana sia formata prevalentemente da parole piane, cioè che hanno l'accento sulla penultima sillaba.


RICORDI DI PALLIDA LUNA

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Sono ricordi di pallida luna
a frangere come onde imbizzarrite
le sponde dei miei segreti silenzi.
E sempre aggrovigliati i miei pensieri
s'intrecciano in desolate radure
quasi a esalare l'ultimo respiro
e svanire nell'alito del tempo,
sempre pronto a spendere invano il fiato.
E son respiri caldi, in seno al vento,
a fare chiasso tra mille radici
affondate piano piano nella terra
a lasciare del seme antico, tracce.
 


Tutti i diritti riservati © Loretta Stefoni 

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martedì 4 settembre 2012

IL MIO PRIMO ESERCIZIO DI METRICA


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Nella metrica italiana, l'ottonario è un verso nel quale l'accento principale si trova sulla settima sillaba: quindi, se l'ultima parola è piana comprende otto sillabe, mentre se è tronca o sdrucciola ne ha rispettivamente sette oppure nove.
Gli accenti metrici si collocano normalmente sulle sedi dispari. Accenti secondari possono situarsi sulla seconda, quarta e sesta sillaba. Molto spesso gli accenti principali cadano sulla terza e settima sillaba: tra gli esempi, la celeberrima Canzona di Bacco esempio di Lorenzo il Magnifico

«Quant'è bella giovinezza / che si fugge tuttavia»

L'ottonario è stato definito "il verso più appiccicoso della lingua italiana", perché la sua accentazione rimane molto impressa e risulta sempre cantilenante. Infatti è molto usato nelle filastrocche: un esempio famoso è Il Signor Bonaventura di Sergio Tofano:

«Qui comincia l'avventura
del Signor Bonaventura... »


È largamente utilizzato anche nei libretti d'opera, soprattutto ma non solo per i momenti cantabili del melodramma dell'Ottocento (ad esempio «Casta Diva, che inargenti» della Norma o «Il balen del suo sorriso» del Trovatore).
 


(Ottonario accentazione 3 - 7)

 
E' del tempo il suo respiro
quell'ingrato soffio lieve
che la bianca vela frange.
Tra il fragor di spume e l'onde
la sua via cerca la chiglia,
la cui scia è solo ricordi
a lasciar del sale traccia
su quel ciglio ormai asciugato. 
 


Tutti i diritti riservati © Loretta Stefoni 

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